19 Lug 2018

Aperture da webmail e app: sempre più anonime

Già in questo articolo, di più di tre anni fa, avevamo fatto notare come alcune delle statistiche offerte dagli ESP risultassero nei fatti parecchio imprecise.

Le motivazioni dietro a questa imprecisione, riscontrabile soprattutto nella localizzazione geografica e nel riconoscimento dei device di apertura, sono variegate, ma una in particolare risulta avere un peso maggiore: l'utilizzo, da parte di alcune webmail e app mobile di proxy per il recupero e la fornitura delle immagini.

proxy immagini

Cos'è un proxy immagini?

Quando una email viene inviata tramite un ESP normalmente è composta di una parte HTML che all'interno, come una pagina web, richiama risorse esterne, principalmente immagini.

In condizioni normali il client di posta o il browser, interpretando l'html della newsletter, fanno per conto dell'utente le richieste ai server remoti per ottenere le immagini.

Queste richieste sono il veicolo principale per il riconoscimento dell'apertura di una email: grazie ad una immagine "finta" (il pixel di tracciamento o email bug) l'ESP è in grado non solo di tracciare l'apertura, ma anche, in linea teorica, l'indirizzo ip da cui la richiesta viene fatta e la firma del device/client di posta elettronica (user agent).

Nel 2013 Google annunciò che Gmail avrebbe cominciato ad usare un Proxy per la richiesta di queste immagini, sostanzialmente una serie di server che hanno il compito di analizzare le email in arrivo e recuperare e copiare nei propri archivi eventuali risorse esterne richieste dalle stesse.

Questo approccio ha diversi vantaggi per chi fornisce sistemi di Webmail e App mobile: oltre a limitare il trasferimento dati e a dare all'utente una esperienza d'uso completamente controllata da chi gestisce l'email, consente di creare ambienti controllati (sandbox) dove verificare la presenza di eventuali minacce nelle risorse richieste esternamente.

Il proxy delle immagini rappresenta dunque anche una protezione per l'utente finale: nel momento in cui l'utente richiede l'email non riceve più direttamente nel suo computer contenuti da fonti non controllate, ma direttamente dal proxy della webmail, che si occupa di recuperarli e di controllarli al posto dell'utente.

Che impatto ha l'uso di Proxy Immagini sulle statistiche email?

I proxy immagini si occupano come abbiamo visto di fare le richieste delle immagini al posto del client di posta dell'utente.

Questo vuol dire che gli ESP, invece di registrare la richiesta diretta dell'immagine da parte del destinatario, intercettando così l'indirizzo ip (e dunque potenziali informazioni sulla geolocalizzazione) e lo user agent del client/dispositivo usato, registreranno l'indirizzo ip del server proxy e molto spesso uno user agent identificativo del proxy.

Dunque non avremo informazioni attendibili riguardo alla geolocalizzazione e ai device/client degli utenti che controllano la posta su webmail o applicazioni che fanno uso di proxy immagini.

Non solo: i proxy, proprio per la natura stessa del loro funzionamento, tenderanno a minimizzare le richieste delle immagini, per cui non sempre riusciremo a registrare una apertura multipla della stessa email da parte dello stesso utente.

Ma quali sono i provider e i servizi che fanno uso di proxy immagini?

Gmail, come abbiamo detto, ha aperto le porte all'uso di questo tipo di tecnologia fin dal 2013. Nel corso del tempo tanti altri fornitori di servizio si sono aggiunti, come le webmail Microsoft (che però mantengono l'informazione dello user agent dell'utente), oppure le app mobile di Libero e Mail.ru.

Recentemente oltre a importanti email provider dell'est europa come Seznam e Yandex, anche il gruppo Oath (che riunisce Yahoo e AOL) ha cominciato a fare uso esteso di proxy per le proprie webmail e app.

Nei test che abbiamo eseguito, abbiamo verificato che anche le caselle italiane @yahoo.it sono soggette a questa gestione delle immagini: in particolare, ormai da qualche mese, tutte le aperture registrate per utenti Yahoo che usino la webmail o l'app mobile proprietaria, risultano essere firmate con uno user agent molto simile a questo: YahooMailProxy; https://help.yahoo.com/kb/yahoo-mail-proxy-SLN28749.html e provengono da indirizzi ip di proprietà di Yahoo.

La tendenza all'uso di proxy immagini appare dunque sempre più consolidata: le funzionalità di riconoscimento Device e Geolocalizzazione fornite da molti ESP vengono sempre più a perdere significato e valore e rischiano di dare una percezione errata degli share di mercato.

Ne è un esempio tipico la sopravvalutazione in ambito email marketing dell'uso di iPhone e iPad, specialmente in Europa, in confronto ai dispositivi Android: mentre Mail su IOS è chiaramente identificabile, la stessa cosa non si può certo dire della App Gmail, indistinguibile dalla versione Webmail/desktop a causa dell'uso dei proxy, oppure delle app di Yahoo, Mail.ru, Libero...

D'altra parte, parlando di GDPR e nuove politiche in ambito di protezione della privacy, l'uso di proxy e la conseguente anonimizzazione di device e indirizzi ip di connessione alleggerisce in parte il "carico" di dati personali rilevati in maniera automatica da parte del Titolare al Trattamento, cosa non del tutto disprezzabile, vista la relativa fumosità del GDPR (e dunque i conseguenti rischi) per quel che riguarda questo tipo di tracciamento dati.

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