26 Mar 2019

Spamtrap, parte I: cosa sono, come funzionano, come finiscono in una lista

I filtri antispam utilizzano numerose tecniche per decidere se un messaggio sia spam o meno. Inizialmente i fattori più determinanti erano alcune parole chiave nell'oggetto e nel contenuto, poi i filtri sono diventati via via sempre più complessi e oggi utilizzano decine o centinaia di indicatori per decidere se una email debba essere rifiutata, messa in spam, o consegnata al destinatario.

Tra questi indicatori ci sono sicuramente il numero di caselle inesistenti che un mittente cerca di contattare e il numero di segnalazioni di abuso fatte dai singoli destinatari. Ma entrambi questi dati sono "indizi" che da soli potrebbero non inquadrare correttamente la situazione. Il filtro antispam blocca una email, il mittente si lamenta dicendo di aver raccolto tutti i consensi e il filtro antispam non ha molto per "contraddire" tranne il fatto che gli utenti si lamentano. La parola del mittente contro la parola del destinatario.

Ed ecco che entrano in gioco le spamtrap...

Ma cos'è una spamtrap?

Le "trappole per lo spam" sono vere e proprie caselle di posta, indirizzi email all'apparenza normalissimi, create appositamente per fregare o "intrappolare" le email di uno spammer, potendo così dimostrare che tale mittente ha spedito una email a qualcuno che non poteva averlo chiesto.

La presenza di spamtrap in una lista ha come principale inconveniente quello di far finire in spam molto più facilmente tutte le altre email, inviate agli indirizzi di persone vere. Ma le spamtrap non sono tutte uguali e non sono pensate tutte per lo stesso scopo.

07 Mar 2019

Clicca qui! oppure no...

Qual è il testo in assoluto più usato per i link e i pulsanti sul web? "Clicca qui" , o "Click here" nella più diffusa versione inglese.

Ogni volta che inviamo una email abbiamo in mente uno scopo ben preciso che vogliamo raggiungere: a volte sarà quello di far comprare qualcosa al destinatario, altre volte di chiedergli un consenso, altre ancora di farlo incuriosire su un nuovo prodotto o confermare la sua partecipazione ad un evento.

Il pulsante o il semplice link che permetterà al destinatario della nostra comunicazione di raggiungere il risultato che vogliamo, si chiama "Call to action". Ne abbiamo parlato qualche mese fa descrivendo il quarto passaggio del metodo AIDA, ovvero l'Azione: oggi ci soffermiamo su qualche buon (speriamo) motivo per non usare le parole "clicca qui" nelle vostre call to action e nei vostri link di approfondimento.