Per anni il terrore sacro di chiunque si occupasse di email marketing era quello di venire "blacklistato": aldilà dell'orribile anglicismo, il termine si riferisce alla possibilità che il proprio ip di spedizione, oppure il proprio dominio, venissero inclusi in una delle temibili BlackList pubbliche, liste tenute ed aggiornate da una serie di organizzazioni, più o meno rilevanti, che enumerano gli ip e i domini ad alto potenziale di spam.
Attualmente le blacklist pubblicamente disponibili, per cui quelle che danno accesso libero alle liste, sono diverse centinaia, ma quelle realmente utilizzate da grandi provider, e quindi in grado di avere un impatto significativo sulla deliverability, si contano sulle dita di una mano.