12 Mag 2017

App e plugin che spiano la nostra posta (e rivendono i dati)

Nelle ultime settimane ha destato parecchio scalpore - specie negli Stati Uniti - la vicenda che ha visto come protagonisti Uber e il servizio di disiscrizione automatica Unroll.me.

Cos'è successo di preciso? Il 23 aprile 2017 è uscito sul New York Times un esteso dossier sulle attività "border-line" di Uber, dossier che scandagliava e identificava il modus operandi del CEO di Uber Travis Kalanick.

Nell'articolo veniva dichiarato apertamente che il servizio di intelligence interna di Uber ha comprato dati relativi all'attività del proprio concorrente Lyft da Slice Intelligence, che, interrogata a tal proposito dal giornalista, ha confermato la cosa.

Privacy

Il grande pubblico ha scoperto così che Slice, attraverso l'applicazione Unroll.me, servizio gratuito che si occupa di "ripulire" la vostra casella di posta da iscrizioni non gradite a newsletter et similia, utilizza l'accesso garantito alla stessa casella per ottenere quante più informazioni possibile, da impacchettare e rivendere poi al migliore offerente.

Unroll.me è un servizio molto utilizzato negli Stati Uniti (considerate che la legge statunitense in materia di invii commerciali - il CAN-SPAM - consente l'invio senza consenso, a patto che ci sia la possibilità di disiscrizione) e dunque questa scoperta ha suscitato una certa indignazione.

È ovvio che a nessuno faccia piacere scoprire che la propria casella email sia oggetto di analisi approfondita da parte di intelligenze artificiali alla ricerca di ricevute, conferme d'ordine e quant'altro, e che questi dati siano poi conservati ed utilizzati - anonimamente, ma non solo in maniera aggregata, anche puntuale - come base dati di intelligence commerciale.

Aldilà del fastidio, la pratica adottata da Unroll.me/Slice è legale?