20 Set 2016

Le nuove politiche di sicurezza di Gmail

L'email, si sa, è uno dei servizi più longevi di internet e si basa su un protocollo - l'SMTP - datato e non pensato per le necessità moderne.

La semplicità del protocollo e l'assenza di effettive misure di sicurezza all'interno dello stesso hanno consentito nel corso degli anni abusi e operazioni illegali: in sostanza era davvero semplice sia inviare email per conto di qualcun altro, sia intercettare le comunicazioni, che viaggiavano - e per la maggior parte ancora oggi viaggiano - in chiaro. Questo tipo di abusi è sicuramente un danno anche per chi si occupa di email marketing, e fa piacere sapere che molti grossi provider si stanno muovendo per "ripulire" il più possibile il canale.

Proprio per ovviare a questi problemi sono nate estensioni al protocollo, per consentire l'identificazione del sender (SPF), permettere la firma digitale dell'email proveniente da un dato dominio (DKIM) e per gestire la criptazione dell'intera email (tramite criptografia TLS), oltre ad un sistema di policy da adottare da parte del ricevente nel caso ci fossero problemi con SPF e DKIM (il record DMARC, di cui abbiamo parlato recentemente).

Google negli ultimi mesi sta inserendo diversi strumenti proprio nell'ottica della corretta implementazione di queste estensioni e per aiutare l'utente ad individuare email sospette

Da marzo 2016 Gmail segnala le email ricevute senza criptazione TLS con un piccolo lucchetto rosso aperto accanto al mittente: è stato scelto chiaramente un messaggio "soft", non particolarmente invasivo, anche perché allo stato attuale solo una percentuale dei server di invio inviano utilizzando TLS. È comunque un passo importante, utile soprattutto in caso di email che veicolano dati sensibili.

In agosto Gmail ha introdotta anche un altro "segnale": in caso di messaggi che non possano essere autenticati tramite SPF o DKIM, Google sostituirà la classica icona contenente la foto o il logo aziendale (o semplicemente la prima lettera del nome mittente) con un "minaccioso" punto interrogativo: questo avviso, sicuramente più visibile del lucchetto, aiuta ad identificare eventuali tentativi di invii abusivi o phishing, nel caso che il dominio del mittente non abbia pubblicato un record DMARC, condizione nella quale il dominio stesso dell'indirizzo mittente è in grado di comunicare a Google - o agli altri server riceventi - cosa fare con le email non firmate.

Inoltre, da qualche giorno, andando a visualizzare, da dentro alla webmail Gmail, l'email in formato "grezzo" - cliccando su "Mostra originale" dal menu in alto a destra, ora vengono mostrati in formato chiaro e comprensibile i dati relativi alle varie verifiche effettuate su SPF, DKIM e DMARC.

gmail spf dkim dmarc
Proprio a questo proposito ricordiamo che l'anno scorso Google aveva comunicato che avrebbe pubblicato un record DMARC per le email di Gmail, al pari di Libero e Yahoo, consentendo dunque l'utilizzo di mittenti Gmail solamente per email inviate dai propri server, inibendo quindi l'utilizzo di tali indirizzi come mittenti in sistemi esterni (ESP, CRM etc): al momento questa policy DMARC non risulta ancora pubblicata, ma è probabile che nei prossimi mesi la situazione cambi (risultano già operativi alcuni test sul dominio googlemail.com).

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