25 Ago 2015

Come funzionano i filtri Antispam?

I filtri AntiSpam utilizzano mix di differenti tecniche per poter identificare le email indesiderate. La tecnica del Blacklisting consiste nell’individuazione di liste di parole, domini o altre caratteristiche da utilizzare come filtro diretto: una mail passa o meno il controllo in base alla presenza di uno degli elementi della lista.

Filtri Antispam

Una tecnica più evoluta è quella di calcolare uno “score”, assegnando un punteggio ad ogni aspetto dell’invio e classificando come Spam le email che superano una certa soglia.
Molti sistemi usano un mix di queste due tecniche, blacklisting come primo filtro “grossolano” e score per identificare casistiche meno evidenti.

In passato la maggior parte di queste liste o di questi punteggi erano gestite manualmente, sia in fase di inserimento, sia di rimozione o modifica.
Oggi la maggior parte dei filtri fa uso di calcoli automatici, basati su ciò che hanno fatto i propri utenti quando hanno ricevuto in passato email che riportavano caratteristiche simili a quelle dell’email in analisi.

Ad esempio, a seguito di un numero cospicuo di segnalazioni di Spam relative a messaggi contenenti un collegamento verso uno specifico sito, un filtro potrebbe automaticamente inserire tale sito in blacklist e conseguente identificare come spam le successive email contenenti collegamenti allo stesso sito.

Lo stesso filtro, individuando che alcuni utenti hanno recuperato messaggi dallo Spam contenenti lo stesso collegamento, potrebbe decidere di rimuoverlo dalla blacklist.

Oltre agli indizi più evidenti, come le segnalazioni di Spam, il filtro terrà conto anche di operazioni meno “drastiche”, come la cancellazione di un messaggio non letto, oppure, in senso contrario, l’interazione dell’utente con l’email (apertura, risposta, clic sui collegamenti).

Parallelamente, oltre all’analisi dei collegamenti citata nell’esempio, gli aspetti tenuti in considerazione dai filtri sono molteplici: nome mittente, email mittente, dominio dell’email mittente, parole dell’oggetto, caratteristiche del testo (maiuscole/minuscole, uso di colori forti o di testi grandi), rapporto tra testi ed immagini, siti web (o domini) nei quali sono ospitate le immagini (o altre risorse) incluse nel messaggio.

Ognuno di questi elementi ha una sua importanza ed è sempre bene tenerli in considerazione quando prepariamo le nostre comunicazioni.
L’insieme di tutti questi fattori viene identificato con il termine reputazione, per via dei meccanismi di “memoria dei comportamenti” che li caratterizzano.

È tutta questione di reputazione

Come spesso accade nelle questioni legate al web e all’email marketing, il buon senso è l’arma migliore che abbiamo a nostra disposizione.
Pensare di poter utilizzare trucchi per trarre in inganno i filtri AntiSpam è inutile e spesso dannoso.

I moderni filtri AntiSpam lavorano sulla reputazione, analizzando le reazioni degli utenti agli invii, spesso in tempo reale; catturare l’attenzione del proprio pubblico diventa fondamentale, se vogliamo continuare a raggiungerlo. Inviare email rilevanti per l’interlocutore è l’arma principale.

Il basso costo dell’invio email porta a pensare sia meglio inviarne una in più piuttosto che una in meno: in realtà ogni email ignorata perché non rilevante, diminuisce la reputazione e aumenta quindi le probabilità che le email successive (anche la stessa newsletter inviata ad altri destinatari dello stesso dominio pochi minuti dopo) possano essere classificate come spam.

Per aumentare la rilevanza è necessario segmentare la propria lista e cercare di mandare email solo a chi mostra interesse: l’approccio all’invio email non deve essere quello del volantinaggio in buchetta.
Abbiamo la possibilità di avere informazioni sul gradimento delle nostre comunicazioni e usandole riusciremo ad ottimizzare i costi e a migliorare il rendimento delle spedizioni stesse, oltre a minimizzare il rischio di incorrere nelle maglie dei filtri AntiSpam.

I filtri AntiSpam sono diffidenti e quindi considerano gli sconosciuti in maniera potenzialmente negativa.
La reputazione, come nel mondo “reale”, si costruisce a fatica e si distrugge molto velocemente: farsi una buona reputazione richiede costanza e qualità, mentre basta un invio per vanificare il lavoro fatto fino a quel momento; e non tutti i provider, un po’ come le persone, si comportano allo stesso modo... alcuni hanno memoria breve, altri ricordano a lungo gli “sgarbi”, altri ancora reagiscono velocemente, mentre alcuni se la prendono con comodo.

Commenti

Questo vuol dire che si dovrebbe ripulire periodicamente l'indirizzario, ok? Ma come fare se voi rilevate solo una parte dei lettori reali, mentre alcuni, non so quantificare, leggono e non sono rilevati dalle vostre statistiche?

Prima di eliminare qualcuno si può mandare una email dicendo "se non rispondi ti cancello" oppure telefonare o chiedergli un rinnovo.
Nessuno dice che bisogna cancellare gli utenti che non aprono: l'apertura è solo uno degli indicatori che possiamo usare per identificare utenti che interagiscono da utenti che probabilmente non lo fanno.
Si ricordi che se non viene rilevata l'apertura significa anche che il destinatario non ha visto le immagini e molte newsletter senza immagini non trasmettono completamente l'informazione che si vuole veicolare: chiaramente per chi manda email solamente testuali (e senza link da cliccare) la sola mancanza di apertura è da prendere più alla leggera, ma in ogni caso meglio rischiare di perdere un lettore interessato (perchè non apriva e non ha risposto ai solleciti) piuttosto che rischiare di perderli tutti (perchè le email finiscono in spam).

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